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La cultura materiale: la produzione ceramica e gli strumenti di pietra

Terracotta e pietra scheggiata

La fabbricazione di vasi è una pratica legata al mondo degli agricoltori preistorici, ma non si deve dimenticare che la ceramica fu solo uno dei molti materiali impiegati per realizzare recipienti nel passato.

Tuttavia, la varietà delle forme dei vasi e la lunga durata rendono la ceramica molto adatta ai fini della classificazione e dei confronti nello studio delle società preistoriche.

I frammenti ceramici raccolti a Palù di Livenza sono molto numerosi. Si tratta di una ceramica grossolana, realizzata con la tecnica a colombino o cercine, dalle forme abbastanza semplici (olle, piatti, scodelloni, ciotole e contenitori a bocca quadrata) e ricca di inclusi minerali. Le decorazioni più comuni, presenti generalmente sugli orli o sul collo de vasi, sono del tipo a impressione digitale o strumentale; le decorazioni incise sono invece rare, mentre non mancano esempi di decorazioni plastiche come bugne, cordoni con impressioni digitali e anse.

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Nel complesso la ceramica è semplice, non molto elaborata nelle forme e poco caratterizzata nelle decorazioni: si notano comunque elementi derivati da più tradizioni culturali. I confronti dei materiali ceramici rinviano alla sfera della cultura dei Vasi a Bocca Quadrata nei suoi aspetti più recenti, III fase, a elementi della cultura della Lagozza e ai gruppi Tardoneolitici dell’area alpina come quelli trentini di Isera 1-3; una altra componente, leggermente più tarda e riferibile all’età del Rame, rimanda invece al mondo delle palafitte della palude di Lubiana in Slovenia.

Tra gli oggetti di terracotta ricordiamo alcune pintaderas che presentano una o più superfici decorate con motivi geometrici in rilievo. Il termine, ripreso dal portoghese, suggerisce che si tratti di stampi utilizzati per l’applicazione di pitture sul corpo o la decorazione di tessuti. Al Palù si conoscono pintaderas a stampo e a scorrimento del tipo cilindrico. Questi oggetti sono comuni nelle culture neolitiche dei Balcani e dell’Europa centrale, mentre nell’Italia settentrionale essi compaiono nell’ambito della II fase della cultura dei Vasi a Bocca Quadrata. Ancora scarse, ma comunque attestate, sono anche le fusaiole in terracotta, oggetti utilizzati come pesi per il fuso durante la filatura della lana.

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Un’altra parte molto importante della cultura materiale di un villaggio neolitico sono gli strumenti in pietra scheggiata e levigata. Il nodulo di selce, dopo una adeguata preparazione, consentiva infatti di ottenere delle schegge o delle lame, a loro volta trasformate mediante il ritocco dei bordi in strumenti identificati con nomi suggeriti dalla loro ipotizzata funzionalità (bulini, grattatoi, raschiatoi, lame a dorso, punte di freccia, ecc.). Al Palù, la roccia utilizzata per gli strumenti in pietra scheggiata era la selce che si presta molto bene a tale tipo di lavorazione. Questi manufatti sono molto numerosi, ma buona parte di essi è costituita da lame o schegge non ritoccate, detti supporti, e ciò testimonia delle fasi di lavorazione della selce che precedono la preparazione degli strumenti veri e propri. Questo tipo di oggetti sono invece in percentuale poco numerosi.

La selce utilizzata al Palù proveniva in buona parte dall’area veneta e, in particolare, dalla zona dei Monti Lessini nel Veronese, ma era impiegata anche selce locale raccolta nei depositi alluvionali della pianura circostante.

Come nel caso della ceramica, anche la tipologia degli strumenti in selce fornisce informazioni sulle tradizioni culturali presenti al Palù: una componente più rilevante è pertinente alla cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, mentre l’altra, meno consistente, ma riconoscibile, rinvia alla sfera culturale della Lagozza. Altri sporadici oggetti sono riferibili ad altre tradizioni culturali della fine del Neolitico e a più tarde frequentazioni nel corso dell’Eneolitico o dell’età del Bronzo.

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Uno degli oggetti che più caratterizzano il Neolitico è l’ascia o l’accetta in pietra levigata che necessitavano di una preparazione diversa rispetto agli strumenti in pietra scheggiata, oltreché di materie prime più dure e compatte. I pochi oggetti in pietra levigata raccolti al Palù sono ottenuti da rocce designate genericamente come pietre verdi che sono la materia prima più largamente adoperata durante il Neolitico per realizzare gli utensili da taglio (asce, accette e scalpelli) e le cui uniche fonti di rifornimento in Italia settentrionale si trovano nella Liguria centrale e in varie zone del Piemonte. Le lame d’ascia in pietra venivano inserite in manici di legno di cui si conserva al Palù un frammento in legno di faggio.

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