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Il tempo e la sua misura: le datazioni al Carbonio 14

Come datare i resti organici

Le tecniche di scavo stratigrafico ricostruiscono la successione degli eventi che hanno portato alla formazione di un deposito archeologico in un sito. I dati raccolti forniscono, tuttavia, una datazione relativa che indica soltanto l’ordine (prima o dopo) in cui si sono verificati gli eventi nel passato.

Uno dei propositi della ricerca archeologica è infatti quello di porre in una sequenza cronologica certa i resti che emergono dal terreno per mezzo di datazioni assolute. Il problema della datazione è pertanto cruciale: senza una cronologia affidabile, il passato appare come un disordine in cui risulta impossibile sistemare popoli, fatti e culture che l’archeologo tenta di interpretare e spiegare, a volte con grande difficoltà.

Un apporto alla risoluzione dei problemi cronologici lo fornì la scoperta, circa 60 anni fa, della possibilità di datare i materiali organici contenenti Carbonio 14. Questo è un isotopo radioattivo raro del Carbonio (C14) che è uno degli elementi più comuni presenti nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica ed è una componente fondamentale di tutti gli esseri viventi, piante e animali. Il C14 viene infatti assunto dalle piante attraverso il processo di fotosintesi e passa agli animali e all’uomo per mezzo della catena alimentare.

La quantità di C14 presente in un organismo è costante, ma quando questo muore, essa non viene più accresciuta, iniziando invece a diminuire lentamente per effetto del decadimento radioattivo con un ritmo fisso noto: la quantità si riduce infatti a metà dopo 5.730 anni.

In questo modo, è possibile determinare l’età di un frammento di carbone o di osso, misurando la quantità residua di C14 ancora presente nel campione in relazione alla proporzione dello stesso esistente al momento in cui l’organismo era ancora in vita.

Le datazioni C14 sono caratterizzate da varie imprecisioni che richiedono una stima dell’errore probabile. Le date necessitano inoltre di una calibrazione dal momento che la concentrazione di C14 nell’atmosfera non è rimasta costante nel tempo, ma è mutata a causa delle variazioni del campo magnetico terrestre. Il sistema che ha svelato tali imprecisioni e che, allo stesso tempo ha fornito anche il mezzo per correggere o calibrare le date, è la dendrocronologia. La verifica è stata possibile grazie alla datazione C14 degli anelli di accrescimento di alberi di cui si conosce l’età esatta; in questo modo, per mezzo della calibrazione, è stato possibile ottenere una cronologia accurata dei campionianalizzati e delle date con errori limitati. La buona conservazione dei resti lignei nei villaggi palafitticoli fornisce così una caso straordinario per definire la cronologia assoluta degli abitati preistorici grazie alla possibilità di disporre sia di date C14 sia di datazioni dendrocronologiche.

Le datazioni C14 realizzate al Palù sono ricavate da campioni prelevati in 10 punti diversi interessati dalle indagini archeologiche; tuttavia, non tutte le date assolute ottenute sono utilizzabili a causa del grande errore rilevato o di una cronologia troppo recente. Le datazioni utili e pertinenti al villaggio palafitticolo preistorico variano in un arco di tempo che si estende dal Neolitico medio fino all’Eneolitico.
La datazione calibrata più antica è quella di un sistema di ancoraggio a reticolo in assi di quercia rinvenuto durante le indagini 1989 e 1992 e databile alla metà del V millennio a.C. (4.750-4.402 a.C.). Una struttura pavimentale messa in luce nel corso del 1994 è riferibile invece agli ultimi secoli del V millennio a.C. (4.221-3.959 a.C.). Una terza costruzione costituita da una serie di pali portanti in quercia al centro dell’area degli scavi 1994 si pone nella prima metà del IV millennio a.C. (3.775-3.537 a.C.), come una datazione (3.755-3.513 a.C.) ricavata da un campione raccolto nel livello antropico del saggio I del 1983 posto a poche decine di metri dalla precedente struttura. Una data dal sondaggio II del 1987 al limite settentrionale dell’area interessata dai resti del villaggio palafitticolo sembra chiudere la vita dell’abitato tra la fine del IV e i primi secoli del III millennio a.C. (3.333-2.884 a.C.).

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