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30 anni di ricerche archeologiche al Palù di Livenza

Gli scavi e le indagini subacquee

La presenza di resti archeologici nell’area del Palù di Livenza era già segnalata nella prima metà dell’Ottocento, ma l’importanza archeologica della località fu confermata solo negli anni ‘60 dello scorso secolo, quando fu scavato il canale di bonifica nella parte centro-settentrionale del bacino che mise in luce i resti del villaggio palafitticolo.

Gli abbondanti frammenti ceramici e gli strumenti in selce recuperati nel terreno di risulta del canale furono studiati e pubblicati nel 1973 da Canzio Taffarelli e Carlo Peretto dell’Università degli Studi di Ferrara, fornendo un primo inquadramento cronologico e culturale dei materiali e introducendo così per la prima volta la località tra i siti preistorici italiani noti. Le indagini archeologiche al Palù furono condotte dal 1981 principalmente a fini di tutela, a cura prima della Soprintendenza Archeologica di Padova e successivamente della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici del Friuli Venezia Giulia. A partire dal 2002, le iniziative di ricerca scientifica e le attività di tutela competono alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia.

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Le ricerche furono inizialmente avviate sotto forma di carotaggi al fine di definire la profondità e lo spessore della stratigrafia archeologica e di raccogliere dati d’interesse geologico, vista la difficoltà di praticare degli scavi stratigrafici nel bacino a causa della falda acquifera: 30 anni fa, la parte centrale del bacino era infatti quasi impraticabile a piedi o con mezzi meccanici a causa dell’alto livello della falda rispetto al piano di campagna. Due saggi di controllo effettuati nel 1981 e 1983, pur in assenza di strutture adeguate di prosciugamento e di contenimento delle pareti, consentirono di mettere in luce, nonostante le difficoltà logistiche incontrate per la veloce risalita dell’acqua e il collassamento delle pareti delle trincee, il deposito archeologico preistorico con pali verticali infitti nel limo lacustre e nelle argille basali e di recuperare il remo/pagaia di piroga in legno di frassino. Nel corso degli anni ’80 dello scorso secolo, nuove campagne di carotaggi manuali e meccanici incrementarono le informazioni geologiche sulla storia del bacino. Esplorazioni subacquee svolte da XXX Moro nel 1983 nell’alveo del ramo Molinetto/Livenzetta portarono a identificare strutture lignee preistoriche in più punti e consentirono il rinvenimento di strumenti in selce del Paleolitico superiore.

A partire dal 1987 iniziò l’attività subacquea condotta con il supporto del Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea (S.T.A.S.) dell’allora Ministero per i Beni Culturali che confermò l’ampia distribuzione nella parte sommersa del bacino di resti e strutture lignee preistoriche.

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Tra il 1989 e il 1994, le indagini si concentrarono nella zona del canale del bonifica al centro del bacino dove furono rilevati numerosissimi pali e travi lignee del villaggio palafitticolo neolitico.

Le ricerche effettuate nel canale, inizialmente come intervento di archeologia subacquea dalla Cooperativa Archeosub Metamauco s.r.l. di Padova con la massima altezza del livello dell’acqua e successivamente a canale prosciugato dalla CORA Ricerche Archeologiche s.n.c. di Trento, furono realizzate per mettere in luce, rilevare e campionare le strutture lignee preistoriche.

L’ultima campagna nel 1994 fu condotta secondo le tecniche tradizionali di scavo archeologico in presenza di un livello d’acqua corrente di 20-50 cm; fu comunque possibile mettere in luce e documentare in modo accurato un complesso intrico di elementi lignei, campionati per l’analisi dendrocronologica e la determinazione delle essenze arboree. Nuove prospezioni subacquee, effettuate nel 1999 nell’ambito del progetto DAFNE sotto la direzione di Luigi Fozzati e a cura di Rossella Cester in collaborazione con la sezione di Archeologia del “Conegliano Sub”, permisero di verificare lo stato di conservazione del deposito archeologico sommerso nell’alveo in più punti soggetto a erosione e di realizzare il rilievo stratigrafico di una sezione sommersa in cui sono presenti almeno due livelli archeologici distinti.

Recenti indagini subacquee a cura del gruppo Reitia – Documentazione per l’Archeologia di Conegliano (TV) nell’alveo del ramo Santissima a partire dalla omonima sorgente e in parte del ramo Molinetto/Livenzetta sono state realizzate al fine di verificare lo stato di preservazione delle strutture lignee sommerse già individuate in passato e di documentarne di nuove, confermando la ricchezza di resti presenti nel bacino.

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