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L’ambiente vegetale durante il Neolitico

I resti vegetali del Palù di Livenza

I resti vegetali recuperati al Palù di Livenza durante le indagini archeologiche ci forniscono un quadro abbastanza dettagliato dell’ambiente nella preistoria e delle attività umane connesse con il suo sfruttamento.

Questi dati derivano principalmente dallo studio delle essenze arboree utilizzate come elementi costruttivi delle capanne del villaggio, dai resti di legna carbonizzata risultato della raccolta come combustibile e dallo studio dei pollini fossili.

I dati a disposizione indicano che l’acqua è sempre stata un elemento fondamentale nell’influenzare il paesaggio vegetale del bacino. A seconda delle stagioni, il livello poteva crescere o abbassarsi e l’abitato trovarsi più o meno fuori dall’acqua.

La sponda circostante al villaggio poteva essere pressoché priva di alberi, ma ricoperta di piante erbacee, mentre il terreno di sponda, per gran parte dell’anno era fangoso o acquitrinoso. L’ambiente forestale era un “querceto misto” che però si discosta sia da quello attuale sia da quello presunto originale della pianura o delle prime fasce collinari: mancano infatti il carpino e la carpinella, mentre è consistente la presenza del faggio, elemento ora più montano.
Le essenze arboree più frequenti sono il nocciolo e le querce caducifoglie, sebbene siano presenti anche il faggio, l’acero e l’ontano. Le specie che rappresentano i raggruppamenti boschivi ai margini delle aree inondate o paludose (olmo, salice, pioppo e ontano) sono poco attestate tra i resti rinvenuti, nonostante le interessanti qualità tecnologiche che offrono per la realizzazione di oggetti. Tra i molti alberi di cui si conservano i resti, il nocciòlo è sicuramente quello meglio documentato. La grande predominanza di questa essenza risulta un dato insolito per coloro che si occupano dell’ambiente durante il Neolitico nell’Italia settentrionale. Il nocciòlo può indicare infatti aree disboscate per l’espandersi delle pratiche agricole o per dare nuovo spazio ai pascoli e alle attività connesse all’allevamento; tuttavia, l’incidenza ridotta di altre essenze arboree caratteristiche degli ambienti aperti come peri, meli, biancospini o corniolo, porta a pensare ad altre cause all’origine di questa presenza.

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