Insediamenti paleolitici nel Palù di Livenza
Esplorazioni subacquee nel ramo Molinetto/Livenzetta consentirono di trovare strumenti in selce privi di un contesto stratigrafico certo, ma databili all’ultima fase del Paleolitico superiore italiano, tra i 14.000 e i 10.000 anni fa circa.
Questi resti, riferibili all’Epigravettiano recente, sono in relazione alla presenza nel corso del Tardiglaciale di un lago al centro del bacino.
Le aree umide offrono una elevata produttività di biomassa vegetale che attrae un gran numero di animali, costituendo così un luogo di grande importanza per la sopravvivenza dell’uomo preistorico dedito alla caccia e raccolta. La presenza del lago e di abbondanti risorse naturali favorì pertanto la presenza di bande di cacciatori-raccoglitori dedite alle attività venatorie.
Gli strumenti epigravettiani sono circa una cinquantina: si tratta di microgravettes, punte a dorso con base naturale, punte a dorso e troncatura e alcune lamelle a dorso e troncatura che in larga misura servivano ad armare la punta di frecce, arponi e giavellotti.
È probabile che gli stessi gruppi epigravettiani del Palù frequentassero anche l’altopiano del Cansiglio come confermano i materiali rinvenuti nella località del Bus de la Lum a 995 metri di quota nei pressi dell’omonimo inghiottitoio carsico. La presenza anche di altri insediamenti epigravettiani nell’area pedemontana e montana pordenonese rivela un modello di sfruttamento del territorio e delle sue risorse, peraltro già noto in area veneta e trentina, che comprendeva accampamenti stagionali di media montagna durante l’estate, complementari a siti di più lunga durata, posti nelle valli o, come nel caso di Palù, nella fascia pedemontana durante i mesi invernali.
Con la fine dell’era glaciale, circa 10.000 anni fa, inizia una fase più temperata che porta al graduale prosciugamento del lago e a un progressivo intorbamento del Palù. I pochi strumenti di selce attribuibili con sicurezza al Mesolitico provengono dalla stessa area centro-meridionale del bacino; anche in questo caso, si tratta di ritrovamenti in giacitura secondaria, privi quindi di un contesto stratigrafico sicuro. Gli strumenti annoverano geometrici di forma trapezoidale e delle lame a incavi che provano una nuova frequentazione di gruppi di cacciatori-raccoglitori durante la fase recente del Mesolitico, nota come Castelnoviano, e databile tra i 9.000 e i 7.500 anni fa.
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