La maggiore concentrazione di resti del villaggio neolitico è localizzata nella parte più settentrionale del bacino in un’area che si estende su una superficie di circa 60.000 mq. Lo scavo del canale di bonifica negli anni ‘60 dello scorso secolo consentì di individuare il villaggio palafitticolo, ma allo stesso tempo ne danneggiò irreparabilmente la stratigrafia e le strutture lignee. In quest’area sono stati infatti individuati quasi un migliaio di elementi lignei fra pali verticali e travi orizzontali pertinenti a diversi momenti di vita del villaggio neolitico.
Gli elementi da costruzione in legno sono di vario tipo. I pali sono ricavati da tronchi interi o da porzioni di tronco (mezzo, quarto, scheggia e tavole). Il loro impiego può essere dedotto sulla base delle dimensioni in ordine dagli elementi più grandi a quelli più piccoli:
1) Pilastri di strutture portanti di impalcati aerei;
2) Supporti o rinforzi alle strutture portanti;
3) Sostegni per pareti o per tramezzi;
4) Elementi di bonifica del terreno.
Gli elementi strutturali orizzontali annoverano travi anche di grandi dimensioni, assi e travetti più piccoli che associati ai pali vanno a formare delle strutture, parzialmente intersecatesi ed edificate con tecniche edilizie diverse. Le analisi hanno consentito di individuare due tipi principali di strutture in legno: su pali portanti con funzione di pilastro con probabile impalcato aereo e su piattaforma di assi. Benché non sia al momento possibile definire la pianta completa delle capanne del villaggio né il loro sviluppo in elevato, è accertato che le numerose strutture in legno individuate sono i resti di abitazioni o di sistemazioni esterne a esse edificate in una zona dove c’era un modesto livello d’acqua. Le ricerche hanno consentito di riconoscere almeno tre diverse tipologie costruttive, pertinenti a momenti diversi di vita dell’abitato:
1) Un sistema di ancoraggio costituito da assi lignee orizzontali;
2) Una struttura pavimentale formata da più livelli sovrapposti di travetti e rami coperti da un tavolato ligneo;
3) Un recinto di cui si è riconosciuto il perimetro grazie alla dendrocronologia.
Fra i materiali raccolti vi sono anche piccoli accumuli di terra mal cotta che conservano impronte vegetali: si tratta di frammenti d’intonaco di parete, originariamente di fango essiccato, oppure di strati d’argilla stesi sul pavimento per isolarlo dal calore dei focolari. La presenza di un fuoco governato o di incendi accidentali ha cotto questo materiale e ne ha permesso la conservazione nel tempo. È così possibile riconoscere dalle impronte preservate su questi materiali la struttura che costituivano lo scheletro delle pareti di solito formata da rami intrecciati; la presenza di molti inclusi vegetali faceva sì che il fango, una volta essiccato, non si rompesse o fratturasse troppo. L’impiego della terra cruda per l’intonaco è un espediente formidabile per isolare le capanne, mantenendole calde d’inverno e fresche d’estate.
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