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Gli scavi archeologici al Palù di Livenza

Testimonianze dal Neolitico

L’area oggi nota come Palù di Livenza fu popolata fin dall’antico Paleolitico (4900 a.C. ca.). Dagli scavi effettuati sono emerse tre diverse tipologie di strutture palafitticole che testimoniano un insediamento del luogo fino al Neolitico recente. Molteplici i materiali ritrovati, dagli oggetti e strumenti in pietra a quelli in ceramica.

Il sito di Palù di Livenza è uno tra i più antichi siti palafitticolo dell’Italia settentrionale e uno dei pochi siti italiani in cui è particolarmente promettente uno studio approfondito ed articolato dei modi d’adattamento dell’uomo preistorico all’ambiente.
I sedimenti saturi d’acqua, hanno infatti permesso la conservazione di elementi altrove deperibili (vegetali, pollini, legno) che costituiscono un ricchissimo archivio di dati riguardanti gli ambienti e la cultura materiale dell’uomo preistorico.
Grazie all’eccezionalità della datazione storica dei ritrovamenti (insediativi e non) e all’importanza che l’area archeologica ricopre in Italia, Palù è stato iscritto nelle liste dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Il sito paleolitico, infatti, assieme ad altre aree simili concentrate nell’arco alpino (dalla Francia alla Slovenia, comprendendo anche la Germania, la Svizzera, l’Austria e diverse località italiane), rientra nella serie dei “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” con la quale ha ottenuto l’iscrizione alle liste dei patrimoni UNESCO.
L’area è nota per le sue pecularietà archeologiche fin dall’800.

I reperti archeologici rinvenuti nel sito palafitticolo sono attualmente conservati nel Museo Archeologico del Friuli Occidentale.

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